“La tua idea è grandiosa, spaccherà di brutto!
A me piace e se piace a uno come me avrai sicuramente la fila dietro la porta.”
Fine dell’inizio di una storia molto triste.
E’ la storia di una persona comune che ha un’idea, ne parla con amici e parenti e, non trovando ostacoli o pareri contrastanti, crede che la sua idea sarà sicuramente un successo.
In questa storia, temi come “sperimentazione”, “mettersi in discussione”, “ricerca”, “studio” e “prototipi” restano fuori.
🧠 E restano fuori semplicemente perché si cade nell’effetto del falso consenso ovvero il Bias relativo alla tendenza a credere che le nostre opinioni siano condivise da una percentuale di persone molto più alta di quanto avvenga in realtà.
Il Bias è molto insidioso perché chi cade nella sua trappola tende, ad un certo punto, a confrontarsi solo con chi è d’accordo con la propria visione e ad allontanarsi da quelle con cui è in contrasto.
La conseguenza è quella di convincersi del fatto che la propria idea è la migliore e, soprattutto, che sia condivisa dalla maggior parte delle persone.
Uno dei motivi per cui è probabile che si verifichi questo effetto dipende dalla necessità di voler preservare la propria autostima e quindi, presumere che gli altri condividano le nostre opinioni ci aiuta a sentirci bene con noi stessi e con le nostre idee.
Nell’ambiente lavorativo il Bias del falso consenso è molto frequente e su tutti i livelli.
Può capitare, ad esempio, che nella definizione delle buyer personas si finisca con il porre sé stessi (o le proprie idee) come il cliente ideale a cui si rivolge l’azienda e quindi di pensare automaticamente che tutti i clienti si comporteranno allo stesso modo.
💪 Come possiamo gestire questo bias?
Riconoscere questo Bias non è semplice, soprattutto quando siamo noi a commetterlo. Tuttavia ci sono diversi modi per capire se siamo vittime del Bias del falso consenso.
Il primo è confrontarsi con chi la pensa diversamente da noi o chi ha una prospettiva differente dalla nostra.
Confrontare la nostra prospettiva con quella degli altri, infatti, ci permette di identificare gli aspetti positivi della nostra idea, ma anche le minacce che possono mettere a dura prova quello in cui crediamo.
Il secondo modo è quello di usare un linguaggio in seconda e in terza persona quando pensiamo alle nostre opinioni; ad esempio, parlando tra me e me potrei chiedermi: “Perché credi che sia una buona idea?”.
Un altro metodo ed è quello che preferisco, è guardare i dati concreti.
Ad esempio, se ti piace il gelato e pensi che aprire una gelateria sia un’idea geniale, inizia a guardare i dati relativi alla gestione di una gelateria, il numero di gelaterie presenti nella tua città rispetto al numero di potenziali clienti, quanti anni sono necessari per rientrare nell’investimento ecc. ecc.
A presto 😊