Ci sono giornate che iniziano con il piede storto e… niente.
Finiscono punto e basta 😃.
Certo, sarebbe più comodo pensare che, da qualche parte, qualcuno si stia divertendo a pilotare le nostre vite come se fossimo all’interno del Truman show, ma la verità è un’altra.
Il nostro cervello ha la necessità di attribuire un significato ad ogni cosa che accade o ad una serie di eventi casuali che nulla hanno in condivisione tra di loro.
🧠 Si chiama apofenia quel Bias relatio all’esperienza di vedere schemi o connessioni in dati casuali o privi di significato.
Il termine fu coniato nel 1958 da Klaus Conrad, che lo definì come la “visione immotivata di connessioni” accompagnata da una “esperienza specifica di un significato anormale”.
Di per sé l’apofenia non è un bias pericoloso a meno che le decisioni vengano prese appunto sulla base di connessioni casuali e non sulle informazioni certe che possediamo.
E’ un po’ come dire: siccome questa mattina la sveglia non ha funzionato e l’auto non partiva allora sarà meglio annullare l’appuntamento con quel cliente nel pomeriggio perché, date le premesse, sono sicuro che andrà male!
Ed è lo stesso motivo per cui, in contesti poco accademici o istituzionali, tante persone subiscono il fascino delle teorie del complotto.
Secondo Michael Shermer, autore del libro The Believing Brain, le credenze vengono prima, le spiegazioni di quelle credenze seguono. È quindi molto facile convincersi di qualcosa che potrebbe non esistere realmente: perché, in un certo senso, è così che funzioniamo normalmente.
A presto 😊