“Le tue motivazioni vengono, più che dall’esterno, da dentro di te?”
Questa è una delle domande che Wayne W. Dyer pone ai lettori del libro intitolato “Le vostre zone erronee, guida all’indipendenza dello spirito”.
Ho un certo debole per il tema della motivazione.
Ho iniziato a parlarne nella mia tesi, poi nel mio sito e successivamente anche in un articolo del blog di OTO Agency e non mi aspettavo di trovare un bias che avesse un po’ a che fare con la motivazione.
Partiamo dall’inizio.
Fin da piccoli alcuni di noi sono stati abituati al paragone con l’altro.
Me lo ricordo soprattutto a scuola, quando sentivo di essere confrontato con i miei compagni: “Guarda come studia Francesco!”, “Hai visto che bei voti hanno preso Marta e Manuela” oppure ancora “Se ti impegnassi un altro po’, anche tu potresti essere il più bravo della classe!”.
Non era cattiveria naturalmente, ma un tentativo per aiutarmi a studiare di più.
Il confronto con gli altri fa parte della nostra cultura.
Non ci sarebbe nulla di male se dal confronto nascesse la motivazione a fare di più e meglio.
Tuttavia, quel che succede nella maggior parte delle volte è l’effetto opposto: piuttosto che concentrarci su cosa possiamo fare, finiamo con il pensare a cosa hanno gli altri che non abbiamo noi, a quali successi hanno ottenuto gli altri rispetto a quelli che abbiamo ottenuto noi eccetera eccetera.
Ti faccio un esempio.
Supponiamo di incontrare un compagno di scuola che non vediamo da parecchio tempo. Al nostro “Come stai?” riceviamo un “Bene dai! Da poco sono stato promosso a Manager dell’azienda e oltre all’aumento di stipendio ho tutta una serie di benefit tra cui l’auto aziendale, buoni pasto e la settimana corta”.
E qui entra in gioco il Bias chiamato Effetto inferiorità.
Immediatamente la nostra mente va a paragonare la nostra vita attuale con i successi raggiunti dal nostro compagno di scuola.
Potremmo pensare “Cavolo, come posso fare per essere anch’io promosso a Manager?”, ma il più delle volte quello che succede è una reazione emotiva negativa.
Eppure del nostro compagno di scuola non sappiamo nulla.
Magari avrà fatto decine e decine di straordinari. Magari ha dovuto scegliere tra la vita privata e la carriera. Probabilmente prima di essere stato nominato manager rischiava il licenziamento.
Ma il Bias di tutto questo se ne frega e ci mostra solo la parte più superficiale della realtà che vediamo.
Quando l’Effetto inferiorità entra in gioco viviamo quella che viene chiamata asimmetria informativa: mentre sappiamo molto di noi stessi, sappiamo molto poco delle persone con cui ci stiamo confrontando.
💪 Come possiamo gestire il bias?
Come per qualsiasi Bias, la consapevolezza è il primo passo per evitare di essere vittima dei nostri stessi pregiudizi.
In secondo luogo, il confronto con una persona che non conosciamo e di cui non abbiamo tutte le informazioni è concettualmente sbagliato.
Come possiamo competere con chi ha avuto un percorso differente dal nostro?
Se il Bias si attiva, quello che dobbiamo fare è spostare il focus dall’esterno all’interno.
Possiamo iniziare a paragonare la nostra situazione attuale con quella passata e chiederci se stiamo facendo tutto il possibile e nelle nostre forze per cambiare una situazione che non ci soddisfa.
E se la risposta non ci piace, possiamo chiederci cosa possiamo fare per ottenere un risultato diverso.
C’è stato un periodo in cui ho iniziato a confrontarmi inconsapevolmente con gli altri e le emozioni che provavo erano paralizzanti.
Piuttosto che pensare a cosa potevo fare di più o di diverso, continuavo a mettere in discussione le mie capacità e il mio valore.
Quando me ne sono reso conto, la prima cosa che ho fatto è stata quella di cancellare tutte le app dei social network dal mio telefono.
Mi sono quindi ripromesso di utilizzare i social piuttosto che essere utilizzato!
Ed è così che ho dato vita ai miei post sui Bias. 🥰
Attenzione: non voglio dire che i social network siano brutti e cattivi. Tutto dipende molto da come li usi 😉
Quindi, se anche tu ti stai rendendo conto che il confronto con gli altri ti sta facendo diminuire la tua autostima, disattiva il Bias e preoccupati piuttosto di cosa devi fare tu per migliorare la tua situazione.
“Quanto vali non può essere verificato dagli altri.
Vali perché tu lo dici.
Se tieni conto dell’altrui stima per sapere quanto vali,
quella è, appunto, una stima altrui.”
Wayne W. Dyer.
A presto 😊